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Falsari e documenti, una lunga storia d’amore:

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Falsari e documenti, una lunga storia d’amore:

da Hegel all’AI, l’analisi.


I documenti vengono falsificati da sempre: con l’avvento della tecnologia, cambiano i metodi, ma ci sono tante similitudini con gli episodi del passato

Tra i falsi di ieri su carta e quelli di oggi digitali sussiste un indissolubile collegamento, rivelando in uno specchio deformante quanto simile sia il modus operandi del falsario nel tempo. L’epoca attuale apre le porte ad una vera propagazione del falso (fake) grazie alle tecnologie digitali e alla velocizzazione delle notizie, ma è anche grazie alla tecnologia che alcune tipologie di falsi possono essere smascherati e l’autenticità può essere dimostrata.

Tale studio si suddivide in due parti: la prima contenente un resoconto teorico dell’evoluzione del falso dal passato ad oggi, la seconda dedicata ad un approfondimento sugli aspetti tecnici nel riconoscimento dei falsi con particolare riferimento ai documenti informatici e alle firme digitali/grafometriche.

Cosa vuol dire falso oggi

In un’epoca in bilico tra reale e virtuale, nascono e si perfezionano nuove tipologie di falsi e, al contempo, si generano nuove sfide per chi cerca la verità. Attualmente, con l’avvento delle tecnologie digitali e dell’informatizzazione anche nella creazione documentale, vengono messe in atto numerose falsificazioni, spesso facilitate proprio dalla diffusione di software di rielaborazione di immagini e all’avvento dell’AI.

La casistica relativa a possibili falsificazioni riguarda molteplici tipologie di documenti; oggetto del presente studio sarà soprattutto il settore dei manoscritti e dei documenti, sia cartacei che digitali:

  • furti d’identità con accertamenti di firme
  • falsificazioni di documenti (passaporti carte d’identità)
  • clonazione di carte e bancomat
  • raggiri messi in atto con firme false realizzate da consulenti finanziari su investimenti ad alto rischio
  • falsificazione documentali di bollette che riproducono loghi e format di enti autorizzati
  • firme digitali e grafometriche
  • contraffazione di documenti digitali con alterazioni data e ora
  • Affrontare il tema del falso digitale presuppone un’iniziale riflessione sul concetto di falsità in quanto tale termine, per logica, presuppone come suo opposto il concetto di verità, di cui esprime la negazione[1] .Nella realtà qualsiasi prodotto “vero” può essere riprodotto illegalmente.

    Intorno a tale tema si snoda nel tempo la profonda riflessione di filosofi, teologi e storici, oltre che di esperti tecnici. Riconoscere il falso significa riuscire a smascherarlo e poterlo dimostrare con prove inconfutabili, ma tale aspetto costituisce, ad oggi, una delle maggiori criticità relativamente ai documenti elettronici, in quanto spesso il falso non è riconoscibile oppure perché non è rintracciabile il documento originale.

    Quello del falso e della sua riconoscibilità costituisce un tema complesso che ruota intorno alla dicotomia della contrapposizione tra abili falsari o improvvisati e grossolani falsificatori – spesso coadiuvati dalla tecnologia – e chi tenta di riconoscerli o crede erroneamente di averli riconosciuti.

    Talvolta gli elementi di prova sono insufficienti a ricostruire il reale contesto di realizzazione del falso e il confine tra verità e falsità diventa solo labile e probabilistico, laddove manchi anche un unico tassello che consenta di ripercorrere l’iter della falsificazione.

    Storia della falsificazione

    L’uomo nei secoli ha sempre ingannato e, al contempo, si è sempre ingegnato a mascherare, interpolare, contraffare la realtà. La fenomenologia del falso, come strumento di inganno, va infatti di pari passo con la storia dell’uomo e apre un ventaglio infinito di sfumature: esistono infatti differenze tra il definire un oggetto, un documento o una fotografia come falsa o pensare che ciò che credevamo come vero è in realtà falso.

    Il grande filosofo Hegel (1770-1831) nella Fenomenologia dello Spirito[2] in merito al concetto di vero e falso ci indica che tali concetti sono tra loro contrari e proprio per questo ammettono sfumature intermedie; sarebbe un errore considerare la verità come un’entità statica e rigida, bensì va considerata come dinamica e duttile, tale cioè da inglobare il falso e trascenderlo, riducendolo a suo momento.

    La filosofia da sempre affronta il tema della verità: da Platone fino all’elogio della dissimulazione nel Seicento, senza dimenticare le importanti riflessioni su verità e menzogna da Macchiavelli, Torquato Accetto, Kierkegard a Sartre, ai giorni nostri.

    Oggi, con la crescente diffusione delle Fakenews (o “bufale”) è nata la figura del debunker, che si occupa di verificare l’attendibilità delle fonti mettendo in dubbio la veridicità del contenuto.

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