Grafologia forense e IA:
nuove frontiere nell’analisi delle firme
La grafologia forense adotta strumenti e IA per analisi più scientifiche e precise. Protocolli condivisi e misurazioni accuratamente documentate migliorano la capacità di individuare falsificazioni e garantire risultati affidabili
La grafologia forense è una disciplina complessa che negli ultimi anni sta acquisendo sempre nuovi ambiti applicativi, anche alla luce della crescente evoluzione del “falso”, agevolata dall’uso di nuove tecnologie, software e sistemi di Intelligenza Artificiale.
L’analisi tecnica e gli standard di riferimento
L’attività del grafologo forense, sia che operi in ambito giudiziale che stragiudiziale, nel tempo ha assunto contorni sempre più definiti e si è spinta verso ambiti applicativi sempre più scientifici, attraverso l’uso di specifica strumentazione al fine di avvalorare tecnicamente i risultati ottenuti.
Sebbene, infatti, la grafologia forense sia di fatto una specializzazione della grafologia, con la quale condivide l’oggetto di indagine (manoscrittura), la formazione di base e la scuola di provenienza[1], l’analisi tecnica e strumentale sono le componenti che caratterizzano in modo specifico la consulenza grafo-tecnica, che deve basarsi su un approccio metodologico di tipo tecnico e su protocolli di indagine condivisi.
Il rispetto di specifiche fasi di indagine e protocolli operativi condivisi dalla comunità scientifica internazionale, garantiscono che l’analisi forense sia svolta con modalità tecnicamente corrette e verificabili, anche attraverso la ripetibilità dell’analisi da parte di altri esperti (cd. Peer Review).
In tale ottica, la grafologia forense ha acquisito, nell’ambito delle scienze forensi, uno spazio sempre più qualificato ed accreditato, anche attraverso l’uso di tecnologie di indagine sempre più sofisticate.
Gli standard procedurali internazionali
Tra gli standard procedurali internazionali, di particolare rilievo il Protocollo divulgato da Enfsi, European Network of Forensic Science Institutes, che nel 2020 ha pubblicato, attraverso il sottogruppo ENFHEX (European Network o Forensic Handwriting Expert)[2] il cd. BPM – Best Practice Manual for the Forensic Examination of Handwriting, che si propone di uniformare le procedure di analisi forense delle manoscritture, al fine di garantire il rispetto di standard qualitativi e di fasi di lavoro comuni a tutti gli esperti, in modo da rendere verificabili e ripetibili gli esami svolti.
L’adozione di linee guida internazionali e di protocolli operativi condivisi si colloca in una più ampia prospettiva di condivisione che già dal 2016 è stata avviata in ambito europeo attraverso la creazione di uno spazio europeo di scienze forensi che consenta lo scambio tra vari Paesi di dati forensi utili ai fini probatori.
In particolare, il citato gruppo di lavoro Enfhex si propone il perseguimento, in ambito europeo, di alcuni obiettivi comuni in tema di grafologia forense:
condivisione di informazioni e competenze
formazione degli esaminatori
armonizzazione delle procedure di indagine
cooperazione in attività di ricerca
Sulla base di tali obiettivi, il manuale BPM dell’ENFSI ha inteso fornire alcune linee guida operative valide per tutti gli esaminatori forensi di manoscritture, al fine di consolidare processi di lavoro che producano risultati tecnici affidabili e improntati ad alti standard qualitativi.
Inoltre, l’uso di protocolli comuni (condivisi dalla comunità scientifica) e la produzione di risultati confrontabili, agevoleranno lo scambio di prove forensi e la cosiddetta ‘revisione paritaria’, a garanzia della qualità del lavoro svolto.
In ambito internazionale, l’adozione di standard condivisi rappresenta un obiettivo comune, perseguito da tutte le associazioni e gruppi di lavoro che si occupano dell’esame forense delle manoscritture, in un’ottica di condivisione e cooperazione nell’elevazione di standard qualitativi.[3]
Limiti operativi, incertezze e validazione dei risultati
Il BPM Enfsi pone l’accento sulla necessità di validare le attività del grafologo forense[4] attraverso la revisione paritaria effettuata da un altro esaminatore. Tale revisione consiste in una valutazione critica della perizia svolta da un esperto, da parte di professionisti muniti di analoghe competenze e che ripercorrano le stesse fasi di lavoro della consulenza sottoposta a revisione.
Tale step operativo è essenziale ai fini della conferma del rispetto delle corrette linee protocollari di indagine, in assenza del quale l’attività peritale risulta omissiva e non può essere validata.
Secondo le indicazioni internazionali la Revisione paritaria dei risultati deve comprendere le evidenze decisive del caso e le attività di carattere tecnico.
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