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La percezione del tempo in pandemia

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La percezione del tempo in pandemia

La pausa, nella scrittura come nella vita, pur avendo una durata, è avvertita come momento atemporale. Un esperimento con un tool di rilevazione grafometrica ci aiuta a considerare la sospensione come pausa preparatoria alla ripresa di un nuovo, ma pur sempre nostro, ritmo di vita

Cosa accade quando improvvisamente lo scorrere del tempo sembra arrestarsi?

Le restrizioni e l’immobilismo imposto dalla gestione della pandemia da Covid-19 hanno profondamente trasformato la percezione di tempo e spazio.

Il tempo, infatti, è entità tangibile nel momento in cui possiamo avere l’idea di un inizio, un durante, ed una fine.

Non c’è tempo senza la percezione di un punto dal quale partire e al quale tendere, mentre, tra inizio e fine, fenomeni e accadimenti volontari, involontari, occasionali, convenzionali, ne scandiscono il percorso nel suo divenire.

La drastica e involontaria sospensione di ritmi frenetici ha coartato il ritorno alla “lentezza”, esperienza persa dall’intera umanità e incompatibile, anche secondo il pensiero di M. Kundera, con il concetto di velocità che la rivoluzione tecnologica ha apportato.

Sembra essersi creato in questo periodo un forte dualismo, quasi una contraddizione: l’efficace velocità della tecnologia come privilegiata alleata del vivere in uno spazio ristretto, separato e distante dagli ambienti che ospitano la nostra quotidianità, che si svolge(va) sempre più con meno confini, nel cosiddetto “villaggio globale”, che la rapidità degli spostamenti, rendeva concreto e non solo virtuale.

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